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Robert Nesta Marley detto Bob (Nine Mile, 6 febbraio 1945Miami, 11 maggio 1981) è stato un cantautore, cantante, chitarrista reggae giamaicano.

È generalmente identificato con il genere musicale reggae, che peraltro lo rese popolare fuori dalla Giamaica. In riconoscimento dei suoi meriti, un mese dopo la morte fu insignito del prestigioso Jamaican Order of Merit. Molte delle sue canzoni parlano infatti delle lotte dei poveri e degli emarginati dal potere.

La sua attività ha inizio nel 1964 suonando egli nella band The Wailers; dopo lo scioglimento della band avvenuto nel 1974 suona come Bob Marley and The Wailers .

Biografia

Bob Marley nacque a Nine Mile, nella parrocchia civile di Saint Ann, in Giamaica, nel 1945 da padre britannico e madre giamaicana.

Nella sua breve esistenza ha avuto il merito di portare alla ribalta planetaria il Reggae, genere musicale nato dal mischiarsi dello ska, originario dell’isola caraibica, con la musica e la cultura africane patrimonio degli schiavi arrivati durante la colonizzazione inglese.

Con i suoi Wailers, band composta tra gli altri da Peter Tosh, suonò ovunque in giro per il mondo. Nella sua musica si sente la lotta contro l’oppressione politica e razziale e la voglia di unificare tutti i popoli di colore come unico modo per raggiungere la libertà, l’equità di diritti.

L’aspetto politico della sua vita è stato, se possibile, molto più importante di quello artistico. Marley divenne un leader politico, spirituale e religioso. Nel 1978 gli fu conferita, a nome di 500 milioni di Africani, la medaglia di pace dalle Nazioni Unite. Nello stesso anno riunì, durante un suo concerto, tutte le diverse fazioni che si combattevano nei sobborghi di Kingston.
La gratificazione maggiore la ottenne nel 1980 quando venne invitato a partecipare alla celebrazione dell’indipendenza dello Zimbabwe.

Le origini

Robert Nesta Marley nacque nel villaggio di Rhoden Hall situato ai piedi della collina di Nine Miles, nella regione di St. Ann’s Bay, nella Giamaica settentrionale, si presume il 6 febbraio 1945[2], anche se non si è pienamente sicuri. Suo padre, Norval Sinclair Marley, era un giamaicano bianco di discendenza inglese, nato nel 1895 da genitori originari del Sussex. Norval era un capitano della marina, oltre che un sovrintendente delle piantagioni, quando sposò Cedella Booker, all’epoca diciottenne giamaicana di colore.

La loro relazione provocò subito uno scandalo, la famiglia di Marley, scoperta l’unione tra Norval e Cedella, decise di allontanare e diseredare il figlio. In un primo momento Norval provvedeva al sostentamento economico della moglie e del figlio, sebbene li vedesse raramente, essendo spesso in viaggio. Poi però prese la decisione di abbandonare Cedella, così nel 1944 lasciò la sposa e partì definitivamente per Kingston senza dare alla moglie il nuovo indirizzo, così Cedella sarebbe rimasta da sola senza sostentamento e incinta. I due si sarebbero rivisti solo una volta in occasione della nascita di Bob[2]. Bob aveva appena 10 anni quando il padre morì a causa di un infarto nel 1955, all’età di 60 anni.

Cedella nonostante tutto non colpevolizzò il marito, dichiarando[3]:

« Resterà un buon uomo, costretto ad agire male dalla sua famiglia e dalle regole della società »
(Cedella Booker)

Bob, invece, conserverà sempre un senso di rifiuto verso il padre[4]:

« Non ho avuto padre. Mai conosciuto… Mio padre era come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l’uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta »
(Bob Marley)

Robert fu vittima di pregiudizi razziali da giovane, a causa delle sue origini razziali miste, ed affrontò la questione della sua identità razziale durante tutta la sua vita. Una volta disse:

« Io non ho pregiudizi contro me stesso. Mio padre era bianco e mia madre era nera. Mi chiamano mezza-casta, o qualcosa del genere. Ma io non parteggio per nessuno, né per l’uomo bianco né per l’uomo nero. Io sto dalla parte di Dio, colui che mi ha creato e che ha fatto in modo che io venissi generato sia dal nero che dal bianco. »

Agli inizi degli anni cinquanta Cedella decise di lasciare Rhoden Hall per andare in città: all’inizio il padre Omeriah si oppose con decisione ma successivamente prese atto della forte volontà della figlia di trasferirsi. Le suggerì soltanto, per il bene di suo figlio, di far terminare a Bob la scuola a Rhoden Hall[5]. Intanto la madre si trasferiva a Trenchtown, un sobborgo di Kingston, la capitale della Giamaica, e Bob l’avrebbe raggiunta due anni dopo, all’età di 12 anni. Degrado e disperazione caratterizzavano quella parte della città, le condizioni di Trenchtown sarebbero state descritte da Bob in questo modo[6]:

« Trenchtown non è in Giamaica, Trenchtown è ovunque, perché è il luogo da cui vengono tutti i diseredati, tutti i disperati, perché Trenchtown è il ghetto, è qualsiasi ghetto di qualsiasi città… E se sei nato a Trenchtown, non avrai la benché minima possibilità di farcela »
(Bob Marley)

Anche qui, come negli slum di Kingston, nascevano sentimenti di rivolta verso il sistema da parte dei giovani neri che vivevano ai margini della società: i rude boys, giovani afrocaraibici che manifestano il loro dissenso verso la cultura e l’ordine attraverso il rifiuto del lavoro e la conduzione di una vita fatta di espedienti, compiendo bravate provocatorie e piccoli crimini[5]. Gli ideali anti-sistema saranno caratteristici più tardi del movimento Rasta, che non assumerà, però, connotazioni così violente[5]. Marley comunque non si avvicinò a questi giovani, però non mancò di tentare di allontanarli dalla violenza e dal loro atteggiamento negativo con i testi di alcune delle sue canzoni[5]. Nel 1967 Marley si convertì dal Cristianesimo al Rastafarianesimo. Fu costretto ad imparare l’autodifesa, dato che fu vittima di ripetuti episodi di bullismo, causati sia dalla sua origine razziale, sia dalla sua statura sotto la media (era alto 163 cm). Riuscì quindi a guadagnarsi una reputazione a causa della sua forza fisica, che gli portò il soprannome di “Tuff Gong”.

Esordi musicali

Bunny Livingston nel 2008

A 15 anni il giovane Bob lasciava la scuola e iniziava a lavorare come elettricista; strinse anche una grande amicizia con Neville O’Riley Livingston, “Bunny” per gli amici, che viveva con suo padre Thaddeus Livingstone e i suoi otto fratelli in Second Street, vicino a Bob e sua madre. Bunny lo iniziò alla musica e al canto: lo fece partecipare a canti religiosi, lo introdusse nel mondo degli strumenti a corda e gli fece ascoltare i successi del momento attraverso un’emittente di New Orleans[7].

La formazione musicale di Marley avvenne in questo contesto di povertà. Bunny si arrangiava, non aveva i mezzi per comprare una chitarra né una buona radio così per costruire qualcosa con le sembianze di una chitarra ricavava la cassa di risonanza da una corteccia intagliata, un manico di bambù per l’impugnatura e dei fili elettrici come corde[8]. Questo però non impedì ai due amici di entrare in contatto con il mondo della musica infatti, grazie a un vecchio apparecchio radiofonico, riuscirono ad ascoltare il Rhythm & Blues di gruppi come gli Impressions, Ray Charles e anche Elvis Presley. Con questo mix Bob si creava la sua cultura musicale[7].

Nel loro tempo libero, Bob e Bunny suonavano con Joe Higgs, un cantante locale e devoto Rastafari, che viene riconosciuto da molti come mentore di Bob. Durante una jam session con Higgs e Livingston, Marley incontrò Peter McIntosh, più tardi conosciuto come Peter Tosh, il quale aveva ambizioni musicali simili.

Nel 1962, all’età di 16 anni, Bob registrò i suoi primi due singoli, Judge Not e One Cup of Coffee, con il produttore musicale del luogo, Leslie Kong. Questi dischi, che furono pubblicati dall’etichetta Beverley’s sotto lo pseudonimo di Bobby Martell, attirarono poco l’attenzione del mercato.

Nel 1963 Bob Marley, Bunny Livingston, Peter Tosh, Junior Braithwaite, Beverley Kelso e Cherry Smith fondarono un gruppo ska e rocksteady chiamato “The Teenagers”; più tardi, il nome fu cambiato in “The Wailing Rudeboys”, quindi in “The Wailing Wailers“; nel 1966 Braithwaite, Kelso e Smith lasciarono la band, che modificò il nome in quello di “The Wailers“. Nel 1974, dopo l’uscita dalla band di Peter Tosh e di Bunny “Wailer” Livingston, per intraprendere carriere da solisti, Marley suonò assieme ad altri musicisti, tra i quali Chaltron “Charly” Barret alla batteria, Aston “familyman” Barret al basso, Al Andersonn e Junior Marvin alle chitarre, Alvin “seeco” Pattersonn alle percussioni e le coriste “I threes” Judy Mowatt, Marcia Griffiths e la moglie Rita Andersonn sotto il nome di “Bob Marley and The Wailers”. Nel corso di tali session si ebbe anche l’inserimento di altri musicisti nella sezione fiati quali Vin Gordon al trombone e Glen Da Costa al sax.

I primi successi

Haile Selassie I, figura centrale della religione Rastafari

Marley divenne quindi il leader del gruppo, il cantante, e l’autore della maggior parte dei testi. La maggior parte dei primi lavori del gruppo, incluso il primo singolo Simmer Down, fu prodotto da Coxsone Dodd allo Studio One. Simmer Down raggiunse l’apice delle classifiche Giamaicane nel 1964 e i Wailers vennero proposti come miglior gruppo nazionale. Proseguirono con canzoni come “Soul Rebel” e “400 Years“.

Nel 1966 Bob Marley sposò Alpharita Costancia Anderson, conosciuta di seguito come Rita Marley, una componente delle I Threes (Rita Marley, Marcia Griffiths e Judy Mowatt) coriste del gruppo. Da lei ha avuto tre dei suoi tredici figli (due adottati dalla precedente relazione di Rita, tre avuti con la stessa, e altri 8 con altre donne), tra i quali David, Ziggy Marley, Stephen Marley e Damian Marley che continuano la tradizione della musica del padre con la loro band, i Melody Makers.

Dopo il matrimonio, la coppia si trasferì per alcuni mesi nella residenza della madre di Bob a Wilmington, nel Delaware. Dopo essere tornato in Giamaica, Bob aderì al movimento Rastafariano e cominciò a sfoggiare i suoi caratteristici dreadlock. Dopo un litigio con Dodd, Bob Marley e il resto del gruppo si uniscono alla band di Lee “Scratch” Perry, The Upsetters. Sebbene la collaborazione sia durata meno di un anno, molti ritengono che la produzione migliore dei Wailers si concentri in questo periodo. Marley e Perry si separarono dopo una disputa sui diritti di registrazione, ma rimasero amici e lavorarono ancora insieme.

Tra il 1968 e il 1972 Bob e Rita Marley, Peter McIntosh e Bunny Livingston produssero un re-cut di alcune vecchie canzoni per la JAD Records a Kingston e a Londra, nell’intento di esportare il sound dei Wailers. Più tardi, Livingston confessò:

“quelle canzoni non avrebbero mai dovuto essere pubblicate su un album… erano solo delle demo da fare ascoltare a delle case discografiche…”[senza fonte]

Il primo album dei Wailers, Catch a Fire, fu pubblicato su scala mondiale nel 1973, riscuotendo successo. Fu seguito l’anno dopo da Burnin’, che conteneva le canzoni “Get Up, Stand Up” ed “I Shot the Sheriff” di cui Eric Clapton produsse una cover, contribuendo ad elevare il profilo internazionale di Bob Marley.

I Wailers si sciolsero nel 1974, quando ognuno dei tre componenti fondamentali provò a continuare la propria carriera come solista. Le ragioni dello scioglimento affondano tuttora nel mistero. Qualcuno asserisce che ci fosse disaccordo tra Marley, Tosh e Livingston riguardo le performance, altri pensano semplicemente che Bunny Wailer e Peter Tosh preferissero a tal punto lavorare da solisti.

Successo solista e consacrazione internazionale

La stella dedicata a Bob Marley sulla Walk of fame a Hollywood

Nonostante lo scioglimento, Bob Marley continuò a suonare sotto il nome di “Bob Marley & the Wailers”. I nuovi componenti della band di supporto erano i fratelli Carlton e Aston Barrett, detto “Family Man”, rispettivamente alla batteria e al basso, Junior Marvin e Al Anderson alla chitarra, Tyrone Downie e Earl Lindo detto “Wya” alle tastiere, Alvin Patterson “Seeco” alle percussioni. Le “I Threes” composte da Judy Mowatt, Marcia Griffiths e dalla moglie di Bob, Rita, all’accompagnamento vocale.

Nel 1975 Bob Marley irruppe sul mercato internazionale con il suo primo storico singolo, “No Woman, No Cry“, dall’album Natty Dread. Questo fu seguito dal successo del 1976, Rastaman Vibration, che rimase per ben quattro settimane nella top ten di Billboard Charts negli Stati Uniti.

Nel dicembre 1976, due giorni prima di “Smile Jamaica“, un concerto organizzato dal primo ministro della Giamaica, Micheal Manley, allo scopo di alleggerire le tensioni tra i due gruppi politici in guerra, Bob, la moglie Rita e il loro manager Don Taylor subirono un attacco da parte di un gruppo armato composto da ignoti nella residenza di Bob. Taylor e Rita riportarono ferite gravi, che però furono curate completamente. Bob riportò solo delle ferite lievi al petto e al braccio. Si ritiene che tale attacco fosse stato causato da motivi politici, essendo visto il concerto come un modo di supportare il primo ministro Manley. Nonostante tutto, il concerto si tenne e Bob Marley si esibì come in programma. Quando gli fu chiesto perché avesse cantato quella sera egli rispose:

“Perché le persone che cercano di far diventare peggiore questo mondo non si concedono un giorno libero… Come potrei farlo io?!”

Bob Marley si trasferì dalla Giamaica in Inghilterra nel 1976, dove registrò gli album Exodus e Kaya. Exodus rimase nelle classifiche inglesi per ben 56 settimane consecutive. Includeva singoli come Exodus (canzone che si basa su un solo accordo, il la minore), “Jamming“, “One Love“, “Three little birds” e “Waiting in Vain“.

In Inghilterra, Marley fu arrestato per possesso di piccole quantità di cannabis, mentre viaggiava verso Londra.

La malattia. La morte

Marley nel 1977.

Nel luglio 1977, Marley si trovò con una ferita nell’alluce destro, che lui pensava fosse causata da un incidente durante una partita di calcio. Successivamente durante un’altra partita di calcio l’unghia dell’alluce si staccò. Solo a quel punto fu fatta la diagnosi corretta. Marley aveva una forma di melanoma maligno alla pelle che cresceva sotto l’unghia dell’alluce. Gli fu consigliato di amputare l’alluce, ma egli rifiutò le cure anche a causa della sua religione (Rastafarianesimo) secondo cui il corpo umano deve rimanere “integro”.

Nel 1978 Bob Marley organizzò un nuovo concerto politico in Giamaica, dal nome One Love Peace Concert, sempre nel tentativo di arrestare l’ostilità tra i due partiti in guerra. Su espressa richiesta di Marley, i due leader rivali, Michael Manley ed Edward Seaga si incontrarono sul palco e si diedero la mano.

Nel 1979 fu invece prodotto un album pregno di significati politici, Survival, contenente canzoni come Zimbabwe, Africa Unite, Wake Up and Live e Survival, che riportavano l’attenzione di Marley alle sofferenze dei popoli africani. Agli inizi del 1980 fu invitato alle celebrazioni del 17 aprile per la indipendenza dello Zimbabwe.

Nel 1980 il disco Uprising segna la fine della produzione di Bob Marley. Si tratta di un disco pregno di significato religioso, che contiene singoli come Redemption Song e Forever Loving Jah. Ed è proprio in Redemption Song che Marley cantò:

(EN)

« Emancipate yourselves from mental slavery, no one but ourselves can free our minds… »
(IT)

« Emancipate voi stessi dalla schiavitù mentale, nessuno a parte noi stessi può liberare la nostra mente… »
(Redemption Song)

Il cancro, nel frattempo, si estendeva dalla pelle dell’alluce destro al cervello, ai polmoni, al fegato e allo stomaco. Dopo aver concluso una trionfale tournée estiva in Europa suonando anche in Italia (il 27 giugno 1980 allo Stadio Meazza di Milano, di fronte a 100.000 spettatori, ed il giorno seguente in un altrettanto gremito Stadio Comunale di Torino) Marley tornò negli USA e portò a termine le prime date del programma. Dopo 2 concerti al Madison Square Garden di New York però Marley ebbe un collasso facendo jogging al Central Park. Il 23 settembre 1980 Bob tenne il suo ultimo concerto allo Stanley Theater a Pittsburgh. Dopo l’evento, Bob si recò a Monaco, in Germania, per un consulto medico dal dottor Josef Issels, specializzato nel trattamento di malattie in fase terminale. Il tumore era però troppo esteso per essere trattato.

Un ulteriore peggioramento si avvertì nel volo di ritorno dalla Germania verso la Giamaica. Il volo fu quindi deviato in direzione di Miami, ove Bob venne ricoverato presso il Cedar of Lebanon Hospital, dove morì la mattina dell’11 maggio 1981. Le ultime parole di Bob furono rivolte al figlio Ziggy Marley: “Money can’t buy life” (“i soldi non comprano la vita”).

Bob Marley ricevette funerali di stato in Giamaica, con elementi combinati dei riti delle tradizioni dell’ortodossia etiopica e Rastafari (lo stesso Hailé Selassié, considerato il Messia dalla religione Rastafari, era rimasto sempre devoto alla Chiesa ortodossa etiopica). Fu sepolto in una cappella vicino al suo luogo di nascita, insieme alla sua Gibson Les Paul “Solid Body”, il suo pallone da calcio, una pianta di marijuana e i suoi semi, un anello che indossava ogni giorno, donatogli dal principe etiope Asfa Wossen e una Bibbia. Un mese dopo i funerali, fu riconosciuto a Bob Marley il Jamaican Order of Merit[9].

Bob Marley morì senza fare testamento.

L’eredità

Graffito di Steve Brogdon del 1992, ritraente Bob Marley

Nel 1983 viene pubblicato un album postumo dal titolo Confrontation, che contiene canzoni e materiale registrato durante la vita del cantante, che comprende la celebre Buffalo Soldier.

Nel 1994 viene inserito nella Rock and Roll Hall of Fame.

Nel 2001 Bob Marley è stato insignito del premio Grammy alla carriera. Sempre del 2001 è il documentario Rebel Music, che ripercorre la sua vita.

Nell’estate del 2006 la città di New York ha nominato una porzione di Church Avenue che va da Ramsen Avenue alla novantottesima strada, nell’East Flatbush di Brooklyn, Bob Marley Boulevard.

Bob Marley è considerato dal suo popolo una guida spirituale e ogni 6 febbraio in Giamaica vi è una festa nazionale in suo onore.

Una notevole fonte di informazioni su Bob Marley come uomo, sulla sua religione, la sua musica e il movimento legato a lui si trova nel libro di Timothy White, titolo originale: Catch a Fire, in italiano: Bob Marley.

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